Sostituzione caldaia: come funzionano le detrazioni fiscali


La sostituzione della caldaia è tra i principali tipi di intervento richiesti da chi vuole accedere agli sgravi del 65% legati all’efficientamento  energetico. Vediamo quindi, di seguito quali sono le condizioni per poter usufruire degli incentivi e come funzionano le detrazioni?

Ricordiamo immediatamente che sarà necessario installare una caldaia di tipo a condensazione, con la quale in media si riducono i consumi con un vantaggio che varia dal 20 al 30 per cento. Questo tipo di caldaia, tuttavia, è perfetta in abbinamento a riscaldamento da pavimento o a radiatori adatti alle basse temperature, mentre, perde parti dei suoi benefici energetici quando è abbinata a termosifoni.

Il costo di una caldaia, compresa la manodopera, varia dai 1.300 ai 2.000 euro circa. Bisogna poi considerare i costi di adeguamento della canna fumaria. Le caldaie a condensazione richiedono una canna fumaria dedicata in acciaio inox o materiale plastico e nella quasi totalità degli adeguamenti, si deve sostituire o intubare il camino esistente, con costi variabili da qualche centinaio fino a qualche migliaio di euro.

Prendendo in considerazione un costo ipotetico/tipico di 5.000 euro, il 65% (vale a dire 3.250 euro) si recupera in sede di dichiarazione Irpef con dieci rate annuali da 325 euro l’una.

Per quanto riguarda i consumi, secondo l’Istat ogni famiglia spende in media circa 1.000 euro l’anno per il riscaldamento a metano. Ipotizzando, quindi, un risparmio annuale del 20% (200 euro), ogni anno si otterrebbe un beneficio di 525 euro (325 euro dalla dichiarazione Irpef più 200 euro l’anno di risparmio).

Ipotizzando, dunque, e solo per semplicità, che il 65% dell’investimento iniziale sia restituito immediatamente, i restanti 1.750 euro si recuperano in quasi 9 anni in bolletta.

Ovviamente, sono dati variabili e che cambiano in base al costo e alla spesa annua di gas metano.